Nel 2012, Spotify ha introdotto un modello di lavoro che ha suscitato molto interesse: il famoso modello Spotify. Questo sistema si basava su squad, tribe, guild e chapter, promuovendo l’autonomia dei team e una gestione decentralizzata.
Questa struttura ha funzionato molto bene nelle prime fasi dell’azienda, quando Spotify era in rapida espansione e aveva bisogno di velocità e flessibilità. Ma, come succede spesso con i modelli iniziali, col tempo sono emersi dei limiti.
Oggi, nel 2024, Spotify ha evoluto il suo approccio, abbandonando il modello originario che tanto ispirava e si è adattata a un sistema più flessibile, ma altrettanto agile e focalizzato sulla gestione centralizzata delle risorse.
La domanda è: come è cambiato il modello di Spotify e cosa possiamo imparare da questa evoluzione?
Il modello spotify originale: libertà, ma anche confusione
Quando Spotify ha lanciato il suo modello organizzativo, l’idea alla base era chiara: squadre indipendenti, autonome, con il compito di sviluppare progetti specifici. Le squad (team) erano piccole, agili, e lavoravano in modo indipendente, mentre le tribe raggruppavano diverse squad attorno a obiettivi comuni.
Ogni squadra era altamente specializzata e aveva molta libertà nella gestione del proprio lavoro. Funzionava bene, ma presto ha iniziato a mostrare i suoi difetti.
Il modello, infatti, aveva dei punti deboli che sono diventati evidenti con l’aumentare della dimensione dell’azienda: l’autonomia delle squad ha portato a una certa disorganizzazione, con difficoltà nel coordinamento e nella comunicazione tra team.
Le guild (comunità di interesse trasversali) e i chapter (riuniscono persone con competenze simili presenti in diverse Squad), che teoricamente dovevano supportare la condivisione delle competenze, sono diventati strumenti più confusionari che realmente utili.
Spotify con il tempo si è resa conto che la decentralizzazione totale, pur avendo i suoi vantaggi, non era sostenibile a lungo termine in un’azienda che cresceva e diventava sempre più complessa.
Approfondimenti esterni utili: Agility 11 – Atlassian.
L’evoluzione del modello Spotify nel 2024
Da anni l’azienda svedese ha abbandonato il modello Spotify nella sua forma originale e ha iniziato ad adottare un approccio molto più ibrido. Oggi, la sua organizzazione mantiene ancora gli elementi agili fondamentali – come la gestione autonoma dei team – ma con una maggiore attenzione alla coerenza e al coordinamento.
Le squad sono ancora presenti, ma lavorano in modo più integrato con altri team e sono supportate da una struttura di gestione centralizzata che aiuta a ridurre i conflitti e le sovrapposizioni.
Questo modello ibrido permette a Spotify di restare al passo con i tempi, ma con un maggiore controllo per garantire che tutto proceda in modo fluido e coerente
Un approccio più pragmatico
La verità è che Spotify ha capito che l’autonomia completa non è sempre la risposta, soprattutto quando si tratta di una compagnia che cresce in modo esponenziale. Il modello originario era perfetto per le fasi iniziali, ma oggi l’azienda ha bisogno di più struttura.
L’approccio attuale consente alle squad di essere più autonome, ma con linee di comunicazione e coordinamento più chiare, così da evitare la duplicazione del lavoro e migliorare l’efficienza complessiva.
In questo modo, Spotify riesce a bilanciare agilità e necessità di coesione, adattandosi continuamente alle sfide di una realtà in rapida evoluzione.
Spotify ci dimostra che i modelli non sono mai fissi, ma devono evolvere per rispondere alle necessità reali di un’organizzazione che continua a cambiare.
Tuttavia, se guardiamo al panorama più ampio, vediamo che spesso il management aziendale non riesce a evolvere con la stessa rapidità delle tecnologie. Questo crea un divario che molte aziende faticano a colmare, con effetti negativi sulla loro capacità di rimanere competitive.
Se ti interessa approfondire questa dinamica, ti consiglio di leggere il nostro articolo: Perché il management aziendale non evolve come la tecnologia?
Per concludere, come tutte le organizzazioni, anche Spotify ha dovuto adattarsi alle sfide della crescita, rivedendo un modello che inizialmente sembrava perfetto.
Nel 2024, la sua struttura ibrida combina i punti di forza dell’agilità con una maggiore centralizzazione, consentendo all’azienda di crescere senza sacrificare l’innovazione.
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